XIII GIORNATA NAZIONALE DEGLI ARCHIVI DI ARCHITETTURA
“Oltre i confini” è il tema della XIII Giornata Nazionale degli Archivi di Architettura del 2023 promossa dall’Associazione nazionale Archivi di Architettura contemporanea (AAA/Italia), con l’intento di avvicinare ai fondi documentari un pubblico variegato, non specialistico, ma curioso e desideroso di conoscere. L’Archivio dei progetti della Struttura Didattica Speciale in Architettura e Patrimonio Culturale aderisce all’iniziativa con una presentazione online dedicata a Villa Inga, la dimora costruita da Francesco Fichera a Genova per la famiglia di un imprenditore.
La villa, demolita negli anni Settanta, riveste nell’ambito della produzione architettonica di Fichera un ruolo particolare, è infatti l’unica architettura progettata e realizzata fuori dalla Sicilia. L’architetto catanese, certamente assai prolifico e oggetto di un’intensa attenzione da parte della critica dagli anni Dieci fino ai primi anni Quaranta, non oltrepassa mai – neanche in occasione della partecipazione a concorsi – i confini dell’isola, con l’unica eccezione di questa importante villa sulla costa genovese. Comprendere perché questo accade, chi sono i committenti e come entra in relazione con un contesto diverso da quello siciliano l’architetto che aveva fatto della memoria e della relazione con la storia e la geografia dei luoghi il cardine della propria ricerca progettuale, può essere un passaggio utile per interpretarne meglio l’intera produzione.
Nel 1929 Emilio Lancia, sulle pagine di “Domus”, presenta il giardino progettato da Francesco Fichera a Genova per la famiglia Inga, che sul lungomare di San Francesco d’Albaro ha affidato all’architetto la costruzione di una residenza. A pochi mesi di distanza, nel 1930, Marcello Piacentini dedica all’architetto siciliano un lungo articolo su “Architettura e Arti decorative”, illustrando con un ricco apparato di disegni e fotografie numerose opere: tra queste la villa Inga, considerata l’edificio in cui “il pensiero dell’artista si va chiarendo […] più che tra le opere di grande mole e di cospicuo valore rappresentativo”.
Presso il Museo della Rappresentazione (MuRa) dell’Università di Catania si conserva il fondo di disegni di Francesco Fichera, donato dalla famiglia dell’architetto all’Università negli anni Settanta. Composto da circa 1600 disegni tra originali e copie eliografiche, il fondo custodisce tuttavia un corpus assai esiguo sulla villa Inga (cinque copie eliografiche e un disegno relativi a elementi di dettaglio e una fotografia).
L’Archivio dei Progetti della Struttura Didattica Speciale di Siracusa in Architettura e Patrimonio culturale ha acquisito, in anni recenti, una piccola raccolta di materiali eterogenei, provenienti certamente dall’archivio professionale di Fichera. Tra questi si segnala la serie della documentazione fotografica in bianco e nero della villa, composta da 39 stampe con il timbro del laboratorio fotografico Marconi – Genova che documentano tutti gli spazi esterni e molti degli spazi interni. Le fotografie, scattate in momenti diversi, testimoniano l’ultima fase del cantiere e l’opera pressoché o del tutto compiuta e sono tutte databili, presumibilmente, al 1927.
Fichera arriva a Genova nell’ottobre del 1924 chiamato da Gaetano Inga. Il committente, come spesso accade, riveste un ruolo fondamentale nella comprensione della storia del progetto. La famiglia, originaria di Noto, è attiva in Sicilia nella produzione di liquori già nella prima metà dell’Ottocento. Gaetano si trasferisce nel 1920 in Piemonte, rileva una distilleria a Serravalle di Scrivia e apre degli uffici a Genova, affiancando al consolidamento dell’azienda il radicamento della famiglia nel territorio.
La costruzione della villa sul lungomare di San Francesco d’Albaro rientra nella strategia di affermazione dell’imprenditore in un nuovo contesto sociale. Il lotto individuato per ospitare la residenza familiare, con affaccio diretto sul mare, prospetta su Corso Italia, strada realizzata nei primi anni del Novecento con l’idea di dotare la città di una moderna passeggiata sulla costa anche per l’accesso ai lidi.
La scelta dell’architetto, più che frutto di amicizie o legami personali, sembra esprimere la volontà di ribadire le proprie radici legate all’isola, con l’individuazione del professionista in quel momento più affermato, impegnato nei cantieri di importanti opere pubbliche, tra cui i palazzi postali di Siracusa e Catania, e autore di diversi progetti di residenze in Sicilia.
A Fichera è affidata la progettazione della casa e del giardino, documentati dalla campagna fotografica con grande precisione, secondo un percorso che ci consente di immaginare l’osservatore che prima volge il suo sguardo sui quattro fronti esterni dell’edificio e poi progressivamente si avvicina, varca il cancello,
attraversa l’atrio scoperto, sale per la scala esterna
ed esplora via via l’interno, la grande hall a doppia altezza, lo scalone principale,
gli spazi più privati al primo piano.
Dove possibile, l’obiettivo del fotografo si ferma e inquadra dalla casa il giardino e l’orizzonte marino.
In un brano del diario di Fichera, pubblicato a commento dell’opera, emergono le questioni centrali nella sua prassi progettuale: la necessità di ancorare il proprio operato all’architettura del passato (“Appena posto piede in Genova mi viene incontro lo spirito grandioso, incombente – vorrei dire ingombrante – di Galeazzo Alessi. […] Egli era un classico fantasioso!”) e la relazione forte con la natura del luogo (“Quali partiti sono stati tratti ed è possibile trarre da questa natura di terreno che vuole strapiombare sul mare?”). Da queste osservazioni e con questi modelli prende il via un progetto che connette saldamente architettura e giardino lungo un asse che entrambi li percorre, collegandoli al mare; la scelta di una pianta regolare e simmetrica si lega con il terreno in pendio, dando origine una sezione complessa sia negli spazi vegetali che in quelli dell’abitazione.
Le forme circolari che si innestano sulla volumetria compatta della villa, sia sul fronte sul mare che su quello sul giardino, generano portici e terrazze e, oltre che esprimere temi della composizione architettonica cari al linguaggio del progettista, richiamano la misura dell’abitare e il duplice radicamento nella realtà del luogo e nella memoria delle radici isolane;
la casa si apre al paesaggio e vi si innesta, lo accoglie e vi è accolta, sicché la torretta belvedere sormontata da un coronamento metallico garantisce a chi la abita di godere della vista affacciata sul mare e, al contempo, a chi arriva dal mare di riconoscere la dimora sulla linea di terra.
L’aulicità dei prospetti, il ricco apparato scultoreo, la “planimetria di puro tipo palladiano” (secondo le parole di Piacentini) danno corpo alle aspirazioni di autorappresentazione del committente, mentre riemerge per punti, nel rapporto tra interno ed esterno, la dimensione più accogliente e domestica, l’idea di casa italiana che Emilio Lancia aveva sottolineato su “Domus”, nei portici e nelle terrazze legati “a un uso pratico ed estetico meridionale e italiano”.
Archivio dei progetti della SDS di Siracusa in Architettura e Patrimonio culturale, Fondo Francesco Fichera, Villa Inga, Genova (1924-1927)